L'ASSEGNO MEDIO PER I PENSIONATI SI FERMA A 625 EURO

Segreteria generale 21/06/2011 15:14:11

Poco più di 3 milioni le pensioni erogate agli anziani nel 2010, con un incremento del 6,1% dal 2006 ad oggi. Neanche la metà di esse (circa 1,4 milioni) è costituita però dai trattamenti principali collegati al reddito dal lavoro (vecchiaia, anzianità e prepensionamenti). Che con un importo medio mensile di 727euro danno al Sud il primato degli assegni più " poveri". Una cifra che scende a 625euro se si sommano tutte insieme le prestazioni erogate sul territorio, aggiungendo dunque le pensioni di reversibilità (780mila ), le invalidità o inabilità (circa 471mila), e le prestazioni assistenziali degli assegni sociali (379mila). È questo il quadro del sistema previdenziale nel Sud che emerge dall'elaborazione dei dati dell'Inps. La lettura delle rilevazioni statistiche dell'Istituto mette anche in evidenza i divari esistenti: territoriali, per genere,e relativi alle fasce d'età.
Proprio per quanto riguarda l'importo medio delle prestazioni di vecchiaia, se il pensionato vive in Campania, la quota di cui può disporre tocca i 764euro, se invece risiede in Calabria si ferma a 616euro. Se poi l'anziano è uomo, allora l'assegno pensionistico sfiora i 900euro e scende invece sui 500 per le donne. Infine, mediamente, tra un settantenne e un ultra-ottantenne in pensione passa una differenza di ben 200euro, considerando nel calcolo tutte le prestazioni.
La distribuzione degli importi medi delle pensioni e in particolare di quelle di vecchiaia riflette le conseguenze di problemi cronici e conferma che il Sud è un'area ad alto rischio di povertà e disuguaglianza. In sostanza, sia le forti differenze territoriali che riguardano i trattamenti salariali e previdenziali dei lavoratori dipendenti privati e autonomi, sia il fenomeno del lavoro sommerso, hanno pesato negativamente sul rendimento delle pensioni e anche in termini di copertura del sistema di protezione sociale. E dal 2011 sul sistema delle erogazioni previdenziali inciderà in modo significativo la manovra correttiva varata dalla legge 122 dello scorso 30 luglio. Infatti, per ricevere una pensione più o meno simile a quella attuale, un pensionato dovrà lavorare di più, visto che una nuova misura ideata dal ministro Tremonti ha spostato in avanti il momento in cui i lavoratori potranno andare in pensione. & nbsp;

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Ciò significa che i lavoratori che matureranno tale diritto a partire dal primo gennaio del 2011, saranno soggetti allo slittamento della propria finestra di uscita, cioè potranno andare in pensione 12 mesi (18 mesi se lavoratori autonomi) dopo aver maturato il diritto alla pensione. Tornando ai dati Inps, mediamente nelle regioni meridionali la quota di anziani titolari di una pensione di vecchiaia sul totale degli anziani non raggiunge il 50%, un valore che invece si eleva al 60% a livello nazionale e fino al 70% nel Nord-Ovest. A livello regionale la quota più alta di titolari di pensioni di vecchiaia si ha in Basilicata (52,2% degli anziani), mentre l'incidenza più bassa si rileva in Sicilia (42,4%).
Se poi si prendono in considerazione anche le pensioni di "reversibilità" (cioè quelle che, alla morte del lavoratore assicurato o pensionato, spettano ai componenti del suo nucleo familiare.) al Sud la copertura del sistema previdenziale sale fino al 71,5% degli anziani residenti (la Sicilia è fanalino di coda con il 67,9%), una quota che invece sfiora il 100% nel Nord e tocca l'80% nelle regioni del Centro. Un dato significativo riguarda le variazioni degli importi medi delle pensioni rilevate negli ultimi 5 anni: infatti, dal 2006 al 2010, nel Sud l'importo medio di tutte le pensioni è aumentato del 12,3% (leggermente più basso dell'aumento medio nazionale), ma gli incrementi più consistenti hanno premiato le classi d'età anziane comprese tra i 65 e gli 80 anni e non i "grandi vecchi", che in genere sono titolari di pensioni più "deboli" dal punto di vista dei trattamenti previdenziali.
Infine, i trattamenti assistenziali. Il 12,3% degli anziani del Sud, quasi il doppio dell'incidenza nazionale (6,9%), riceve una pensione non direttamente collegata alla contribuzione lavorativa, nella forma dell'assegno sociale.
Questa tipologia di prestazione, che con l' approvazione della legge 335/95 (riforma Dini) ha sostituito la vecchia pensione sociale, viene concessa agli ultra sessantacinquenni privi di reddito o con basso reddito. Per il 2010 la soglia del basso reddito è fissata a circa 5.350 euro (con la possibilità di raggiungere i 10.700 euro nel caso delle persone sposate), mentre l'importo dell'assegno si ferma a 411,53 euro, due ero in più rispetto al 2009. Nel 2006/2010 il numero di queste prestazioni assistenziali è cresciuto nel Sud (+10%) a ritmi più sostenuti che nelle regioni del Centro-Nord (7% ), anche a causa dell'incremento rilevato in Campania (13%) e Puglia (12,8%). Dunque, i dati parlano chiaro: cresce negli ultimi anni il numero delle persone anziane in condizione di disagio economico.

21/10/2010

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